lunedì 10 giugno 2013

La donna nel sudario

Le tenebre sono scese da poco. La notte deve ancora giungere, e la sera è in quella fase intermedia fatta di strani echi nel silenzio, di scricchiolii impercettibili, di sussurri di vento che vagano come spiriti inquieti. Le cime degli alberi frusciano nella fresca brezza che soffia da nord, portandosi appresso un carico di odori di montagna, sentori di boschi bagnati dalla pioggia, umori di sottobosco ricco e profumato, e quella sensazione di terra umida che è così vivida...Sembra quasi di trovarsi li, immersi nel folto della vegetazione madida e rigogliosa, con i piedi sprofondati nel terreno bagnato ed odoroso di resine e muschi, respirando l'aria gelida che filtra tra gli immensi tronchi sgocciolanti degli alberi secolari. Invece la figura sfuggente e sinistra che si muove nell'oscurità può scivolare agilmente nella radura asciutta e fresca che si apre a ridosso della collina, che rappresenta uno dei primi contrafforti delle montagne. Sparisce per un'istante dal campo visivo della ragazzina che si trova per caso ad osservarla dal giardino di casa sua, poi riappare dopo un ampio cespuglio che è poco più di una macchia scura nella notte. La piccola prova a mettere a fuoco quella visione, ma l'immagine che i suoi occhi le restituiscono è sfocata e confusa. La ragazzina ha paura. Non doveva uscire da sola in giardino, soprattutto a quell'ora della notte. La mamma glielo aveva detto, si possono fare brutti incontri se si esce da soli di notte. Ci sono animali che vedono al buio, uccelli grandi e silenziosi che ci spiano dalle cime degli alberi, ma la mamma non aveva mai parlato di quelle cose, di quella figura che ora la bambina sta osservando con una crescente inquietudine. Sembra quasi che stia annusando l'aria. Si muove furtiva e silenziosa, avvicinandosi poco alla volta al giardino dal quale è osservata. La bambina, che si chiama Rose e che ha 8 anni, si impietrisce. Vorrebbe urlare e correre in casa, gettarsi nelle braccia della madre e prometterle che non le disubbidirà più, che non uscirà mai più di nascosto per andare a giocare in giardino, ma non può. La paura le ha attanagliato le viscere e bloccato le gambe come in una morsa. Prova a gemere, ma l'istinto di sopravvivenza le impedisce di fare anche il più piccolo rumore. Rimane li, immobile, gli occhi che, purtroppo per lei, si abituano di più al buio ogni secondo che passa, e le permettono di captare sempre più dettagli, sempre più particolari di quella visione che la sta terrorizzando. Ora la figura è a pochi metri dalla bambina, in un tratto di bassi cespugli che delimita il giardino della piccola dalla radura circostante. Avanza senza fare rumore, ed apparentemente senza muovere nulla al suo passaggio. Solo quando è ad una decina di passi da Rose, la bambina riesce a distinguere bene di cosa si tratta. Gli occhi sgranati e innocenti della ragazzina si soffermano sui lineamenti precisi ed aguzzi di una donna, avvolta in un sudario trasparente, che riluce debolmente agli scarni raggi lunari che filtrano dalla nera coltre di nubi che vela il cielo. La donna, e la mente della piccola sussulta non appena si rende conto di questa intuizione, è stranamente simile alla mamma, con un naso sottile e lungo, e due grandi occhi neri che sondano le tenebre circostanti. Le labbra della donna sono scure, e da esse cola un liquido altrettanto scuro, che Rose solo parzialmente riconosce essere del sangue. La figura si muove leggiadra e guardinga, poi arrivata in prossimità della piccola osservatrice terrorizzata che la spia da dietro una altalena, abbassa lo sguardo e fissa i suoi occhi profondi come pozzi senza fine in quelli della bambina. Un ghigno terrificante si dipinge allora sul volto della donna sbucata dall'oscurità, un ghigno che si apre su denti bianchissimi ed affilatissimi, che sembrano splendere di una luce propria. La ragazzina ha appena il tempo di socchiudere le labbra per urlare finalmente con tutto il fiato che ha in corpo, ma proprio quando sente risalire dal basso la voce che le era fino a quel momento mancata, si ferma. Qualcosa è successo. La donna è sparita. Come portata via da un'improvvisa folata di vento, l'apparizione si è dissolta nell'aria fresca della notte. Rose muove la testa in più direzioni, ora più sorpresa che spaventata, ma non vede nulla. Solo le tenebre dense e compatte che dominano la notte. Con uno slancio di coraggio riesce a riprendersi dal torpore che il suo corpo terrorizzato le aveva imposto, e corre verso casa. Il giardino è silenzioso ma inquietante, così, quando raggiunge infine la porta di casa e la apre, si rende conto di essere ancora terrorizzata. Si infila nell'apertura che aveva lasciato quando era sgattaiolata fuori alcuni minuti prima, e lancia un'ultima occhiata intorno. Niente. Solo le ombre notturne e le sagome scure delle montagne contro il cielo nuvoloso. Sta per chiudere la porta quando un movimento innesca l'attenzione della sua visione periferica. Un rapido flash chiaro, un movimento velocissimo che però non ha lasciato tracce ed è già svanito nel nulla. La radura giace immobile, immersa negli effluvi montani che il vento sospinge lievemente, e le tenebre ora non sembrano celare nessun mistero e nessun orrore...

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